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La Crocetta e il suo significato profondo
di: Marcello Petrella
Ogni domenica è festa! È festa a Natale, a Pasqua, all’ Ascensione, all’Epifania, è festa a Sant’Antonio, a San Giovanni, ma ci sono dei giorni, che sono tali per antonomasia e punti di riferimento per tutti: per chi è rimasto e per chi è lontano: LE FESTE.
Una volta, fino a circa 35-40 anni fa, le feste a Canistro si distinguevano in due periodi,: le feste “d’Agusto” e le feste “e’Settembre”: 29/30 e 31 Agosto e 20/21 e 22 Settembre.
In Agosto si celebravano il Patrono S. Giovanni Battista e la Madonna Delle Grazie; in Settembre invece la Madonna Addolorata e Sant’Antonio.
Oggi a Canistro le feste sono state collocate nel cuore della stagione estiva e delle più o meno comuni ferie dal 10 al 15 Agosto.
L’intento dello scritto è di rievocare insieme a voi i momenti salienti delle feste specialmente quelle di Agosto che erano più ricche e vistose.
Partiamo con ordine:
Anzitutto la sottoscrizione : essa una volta comprendeva diverse cose e soprattutto iniziava con molto anticipo: si raccoglieva legna prima a S. Vito e poi in prossimità del cimitero o vicino da Gino: c’era un bastone con affissa l’ immagine di S. Giovanni e attorno ad esso veniva depositata la legna offerta. Da questa antica usanza deriva la nenia: “Ci jemo a S. Giuanni che ci portemo ‘na soma de lena”.
Tutti i momenti, anche la domenica, erano buoni per raccogliere in piazza vicino “a che ziono Lorenzo lo rano, lo ranoriso e lo cascio”. Tutte queste cose, a suo tempo, venivano vendute così come la legna e in tal maniera si incrementavano “i Sordi per le Feste”. La vigilia della festa, gli incaricati del pascolo “eano de notte colle crapi e le pecore”, per poter essere pronti alla prima apparizione della “banda”.
Un’ altra disponibilità a collaborare per la festa era la simpatica usanza di ricevere chi uno, chi due e chi tre “musicanti” a pranzo e a cena.
Spesso la processione con i santi veniva aperta da un “omino” di straordinaria originalità, “jo taccatamurro”: un tamburino forse residuo di antichi sbandieratori.
Qualche volta “jo taccatamurro” era unito ad un altro “omino” “gobbo con l’orecchino” forse “no zencaro” che suonava “no ciufellitto” (flauto traverso di legno).
Altra tradizione, oggi sempre più in disuso era la “questua”: Dopo il riposino pomeridiano, la Banda si concentrava in piazza “si spartiva in tre pezzi” con strumenti che potessero armonizzarsi, e un moncone di essa andava verso le “Peschie”, l’ atra verso “La Via Deglio Joco” e il terzo “La Via Dell’ Ara”. La finalità, oltre che continuare a fare qualche soldo per la festa, era anche quella di suonare, far ballare chi volesse e approfittare, senza eccedere, della generosità delle massaie, che offrivano bevande ai musicanti, soprattutto vino in segno di gratitudine.
Ma la tradizione più cara che va sempre più ridimensionandosi è “LA CROCETTA”: il simbolo in miniatura del Santo di cui si celebra la festa. La Crocetta di S. Giovanni si trova, generalmente da un anno, nell’abitazione del “capo festarolo”, da quando cioè sono state “repigliate le feste l’anpassato”.
Si può dire che a Canistro la Crocetta è il segno delle feste nelle vie del paese.
La prima volta, si muoveva accompagnata dalla Banda verso la chiesa, poco prima della “Messa parata”, portata da uno o quattro bambini della famiglia. La Crocetta veniva e viene messa all’asta per essere portata in processione; dopo di essa veniva riportata, magari a passo più svelto di nuovo nella casa del festarolo. Nel pomeriggio, dopo la questua, in forma più semplice veniva riportata in chiesa per i “Vespri solenni”. Dopo la funzione religiosa, ancora una volta veniva riaccompagnata, con la banda e un buon numero di fedeli volontari, nell’ abitazione del festarolo. Questa ultima volta la crocetta non era più quella della festa ma quella del Patrono che veniva festeggiato il giorno dopo.
In conclusione “La Crocetta” è il simbolo del patrono che và in tutte le vie, entra in tutte le case, e vuole significare l’impegno di tutti i paesani a ricordarsi del perché delle feste; tutte le manifestazioni delle feste sono belle e buone, ma devono avere il taglio della religiosità, della pietà e soprattutto della conversione; che poi entri e stia nella casa del festarolo, la Crocetta significa pace e prosperità, gioia e benedizione, ma anche grazia per l’ impegno profuso nel preparare le feste.
Dopo tantissimi anni, il 13 Agosto del 1998 in previsione delle feste del ’99, la crocetta è tornata in un particolare Rione, che sembrava quasi dimenticarsi del “centro” ed essere dimenticato da tutti.
Eppure nel rione “le Peschie” o che dir si voglia “da pejo la terra”, c’è la vera Porta dell’ antico borgo e inoltre, se non ci fosse stato il terrificante e tragico terremoto del 1915, la Chiesa, diventata in seguito “Vecchia” sarebbe ancora lì come una sentinella a vegliare non solo su Canistro e Santacroce, ma anche ad indicare a coloro che giungono da Nord e da Sud, da Est e da Ovest, che lassù fra quei boschi densissimi di castagni, posto sulla sommità di un colle, come un grande Canestro, ricolmo di frutti, di onestà e di laboriosità, di religiosità e di accoglienza, c’è la “Comunitas Canistri”.
Dal 10 al 15 Agosto ogni anno, preceduto dal suono “deglio taccatamurro de ndoniuccio de Capistreglio” e dalla Crocetta che ad ogni festa entrava e usciva varie volte, vi aspetta, vi accoglie e vuole vivere e celebrare con voi tutti, come ogni anno “LE FESTE D’AGUSTO”